3829 recensioni a vostra disposizione!
   

THE TRUMAN SHOW Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 ottobre 1998
 
di Peter Weir, con Jim Carrey, Ed Harris, Natasha Mac Elhone (Stati Uniti, 1998)
 
Un'idea formidabile, come vorremmo che il cinema ne avesse sempre per continuare ad essere l'arte del meraviglioso nel nostro tempo. La storia di un cittadino, marito, assicuratore modello, Truman Burbank; in una cittadina marittima, ovviamente modello. Nella mente del quale, dopo trent'anni di vita esemplare inizia ad insinuarsi un dubbio apocalittico: e se la mia fosse una vita del tutto fasulla, se non mi appartenesse, se fosse controllata da altri al posto mio?

Ed è proprio cosi, peggio di cosi, perché dal giorno del proprio concepimento Truman è il protagonista ignaro della più lunga, terrificante soap - opera che si possa immaginare, la saga ininterrotta della propria esistenza in diretta. La moglie, il miglior amico, il padre scomparso fra le onde del mare quand'era in barca con lui ragazzino, affinché si portasse in eterno le stigmate della colpevolezza, i colleghi, i vicini, i commercianti? Tutti attori: partecipi di una immensa produzione televisiva, complici di una congiura crudele. Ma che, apparentemente, sembra sollazzare i telespettatori del resto del pianeta. La cittadina, la natura, il cielo ed il mare prospiciente? Un immenso contenitore, ottenuto grazie a fondi illimitati, alla tecnologia dirompente, all'illusione totale dell'immagine virtuale: dove lo strapotere dello spettacolo osserva ogni mossa, prevede ogni pensiero della vita mediaticamente esemplare di Truman Burbank.

Non è evidentemente la prima volta che il cinema si premura di mettere sotto accusa quella televisione che una volta considerava come la sua peggiore nemica. Ma Peter Weir (che si è perso in buoni film come UN ANNO VISSUTO PERICOLOSAMENTE o WITNESS, in film fortunati come L'ATTIMO FUGGENTE ed in altri semplicemente consumabili) prima di essere cineasta è stato australiano; figlio di una cultura che più di ogni altra si nutre del contrasto fra le esigenze della ragione e quelle della fuga liberatoria nella natura. E che finalmente si è ricordato di aver esordito con due film come PICNICK A HANGING ROCK (1975) e L'ULTIMA ONDA: di aver tradotto in immagini il momento che dalla degradazione spirituale e materialistica conduce alla purezza del rifugio nel fantastico e nel metafisico.

Inteso come allegoria sull'incretinimento provocato dai media, THE TRUMAN SHOW ha i suoi difetti: non tutto ciò che propone la sceneggiatura è ammissibile, le sequenze che svelano l'esistenza del demiurgo alla dottor Mabuse sono pure risapute, gli enunciati "filosofici" del film (l'invasione mediatica manipolatrice, l'onnipotenza del potere economico, il conformismo esistenziale che conduce al perbenismo morale, l'inestinguibile sete di libertà del cittadino, il potere liberatorio dell'amore) sono forse schematici e conformi alle leggi del cinema di consumo. Ma ciò che rende il film indimenticabile è la forza visionaria e poetica dello sguardo.

Dalle prime immagini progressivamente stranianti dove il mondo artificioso di Truman è visto come attraverso una delle 5000 telecamere che lo sorvegliano, il film è posseduto magnificamente dallo stile: angolazioni insolite, scenografie significative, illuminazioni mirate avviano i personaggi (e gli attori, perfetti, a cominciare da un reinventato Jim Carrey) per un itinerario vieppiù inaspettato. Sul filo di una maestria nell'uso del colore e della luce che non vanta da oggi, Weir trasforma il suo allucinante universo kafkiano in una visione iperrealista dal fascino crescente. Cosi, quando Truman alla deriva del vascello fasullo sul quale va a cacciarsi in cerca di una (impossibile?) ribellione, giunge alla "fine" del proprio universo, ai piedi del muro che delimita il proprio mare non saremo soltanto in presenza di una intuizione estetica di raffinata concisione. Ma del salto di qualità di un prodotto mirato (proprio come il soggetto del quale si occupa) che si è trasformato in un incanto visionario. In una meditazione su come il nostro modo di vivere, più o meno consapevolmente ci sfugga; su come, a condizione di avere la forza di rimettere in forse le nostre convinzioni più pigre, la verità s'intraveda ancora dietro l'apparenza.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda